…Zyna lavora su questo modo di proporre le cose che sembra quasi evanescente, ma non lo è evanescente, perché si tratta di un’operazione di rifinitura delle pennellate che va poi a costruire la massa…. A me sembra che tutto il suo modo di lavorare sia un modo quasi impressionistico, perché lavora sulla sua impressione che , poi, va a concludere un’opera, finalizza l’opera ad una immagine abbastanza precisa. Le sue sono opere molto gradevoli e molto belle…

(Alfredo Borghini)

 

La pittrice Zyna La Barbera può essere considerata un’artista di grande istintività, infatti le sue opere pittoriche sembrano costruite attraverso una lettura di scorci naturalistici realizzata con occhi interiori. Paesaggi luminosi, senza confini, dove lo sguardo si perde verso l’infinito; l’artista si muove alla ricerca di tonalità calde, a base di terre, e di colori mai violenti e, una volta progettata l’opera nell’ideale, riversa sulla tela tutto l’humus passionale derivantegli dalla matrice culturale della terra natale. Nei paesaggi di Zyna i cromatismi sono, senza soluzione di  continuità, in sovrapposizione  ad animare strade campestri affiancate da alberi e cespugli; dove la stessa strada, nei suoi toni di ocra azzurrata va, poi, a confondersi con lontani profili montani che annunciano, coloristicamente, i cieli sereni o appena ovattati da nubi trasparenti. Alti paesini appollaiati su dirupi cretacei ed incorniciati da toni di grigio-azzurri di cieli ed acque; le marine, tema prediletto di Zyna La Barbera, hanno rocce incombenti, dalle tonalità di un reale – fantastico, sempre in perenne conflitto con la forza dei marosi i , in alternativa, silenti lagune legno delle leggendarie sirene.

Artista di grande personalità, con tecniche di buon livello, Zyna opera con un convincimento professionale non indifferente, ponendosi, perciò, come pittrice indubbiamente valida nel contesto del mondo artistico contemporaneo.

(Alfredo Borghini)

 

L’equilibrio tonale e l’armoniosa composizione  formale e cromatica emergono nell’opera luminosissima della brava e sensibile Zyna  La Barbera

(Angelo Bottaro)

 

Guardando i lavori di Zyna La Barbera, pittrice devotamente naturalista, si respira in molti modi rivisitato, l’ultimo secolo dell’arte italiana. Dal modello grande e struggente dei macchiaioli, in cui la vena gestuale caricava sopra lo spazio minimo della macchia, appunto, necessità espressive potentemente vincolate alla natura, alla dimensione più determinata del primo Novecento con esempi innumerevoli, da Ghiglia a Rosai, a Soffici, di autori definitivamente volti a  cantare sul proprio metro il paesaggio o la figura, lontani in maniera incommensurabile dalle corruzioni della società moderna: una sorta di natura breve eppur completa.

Ancora persuade la citazione di Morlotti e di quanti, nell’arco dei Cinquanta, vollero dimensionale su un rapido gesto il tremore e la trepidazione di chi aveva visto, nella guerra, totalmente distrutto l’ordine del Novecento e la metafisica avevano tentato di rifondare. Ancora entro i limiti del paesaggio, Afro, e solo nei Sessanta fuori di essi, Burri, testimoniano la fertilità di una visione strettamente connessa alla linea dell’orizzonte, a grandi dilavamenti, come scarpate e cieli. Ciò oltre l’informale, oltre il realismo, oltre ogni interesse di cartello, ogni diploma poetico. Ed è singolare che la visione del paesaggio così nettamente descritta dai suoi interpreti toscani abbia avuto, invece, tanta figliolanza in terra sicula. Guccione ne è solo il capofila. Entro questo panorama mi pare vada inteso il lavoro di Zyna La Barbera, che si attiene all’occhio, ma rapidamente vuole rendere alla mano la libertà del gesto, la capacità di descrivere per ampie superfici frantumate da possenti stesure, o per nuvole e ari stesi colme veli su parti finalmente pacifiche dell’opera.

L’inquietudine, che ha testimoniato nel paesaggio di prediligere esso fra altri molti soggetti, domina anche in La Barbera il teatro della pittura.

Eppure azzurri chiari o tiepidi soli rendono il lei una riposata osservazione che non può sconvolgere neppure il frangersi della luce contro le asse increspate del colore sui grandi boschi, negli alberi, nelle scogliere.

Per taluni motivi si sarebbe tentati di parlare di “sublime”, ossia alla sproporzione che un soggetto naturale ha rispetto al suo osservatore per dimensioni o effetti visivi. Per esempio La Barbera dipinge un grande scoglio, un’isola, un dente che vince le onde e si leva solitario fra le onde, un faraglione lipariota oppure un’isola più grande dispersa nel mare infinito. Così ancora La Barbera si fa soggiogare da un castello, da un faro, da una costruzione, eremo di una umanità sommersa dagli eventi eppure sempre sola.

Può descrivere allora solo per superfici densamente popolate di segni, la strana commistione fra ciò che è molto piccolo e quello che non ha misura. Allontànati un poco dalla tela e dei segni non hai più nulla. Se non qualche bagliore. Per questo, mi sembra, rispetto al “sublime”, più appropriato parlare di “naturale”, riprendendo qui un’antica contrapposizione pittorica. Mi sembra più corretto perché La Barbera non cede mai di un passo dalla sua prima e potente visione: non vezzeggia la natura, la ritrae, ma per coglierne i tratti essenziali si spinge sino alle sue più intime profondità e ricerca in se stessa il colore per i propri quadri, le forme per i propri paesaggi. Ricerca in se stessa la propria sproporzione.

(Angelo Panerai)

 

I quadri di Zyna  attraggono in particolare maniera per il contrasto che l’artista rende pulsante  tra realtà oggettiva e quel che di sogno e di fantastico questa realtà fa sbocciare nel suo animo artistico, sensibilissimo alle tonalità poetiche della natura.

Infatti, benché realizzi opere di carattere figurativo: marine, fiori, vedute naturali, ariose e di grande “forza d’ispirazione”, infonde in esse quasi una aura metafisica.

Notiamo nelle sue personali  vedute paesaggistiche  un profondo, immanente sentimento di amore e di propensione che colpisce, inoltre “movimenti sintetici” particolari che, attentamente controllati ed accostati con saggezza alla figurazione, accompagnano passo a passo il canto della natura. Il segno pulito e deciso convalida ancor più l’impegno di Zyna nella “sua” arte.

Per creare e dare un senso poetico alle sue opere Zyna usa una cromia delicata e mista con tonalità che propendono al celeste, ad un delicatissimo azzurro, ad un grigio sfumato nel bianco, a un tenue verde amalgamato nel rosa o in un chiarissimo terra di Siena, tinte queste emblematiche del suo modo di sentire le bellezze del creato, tinte che dimostrano la sua grande padronanza  nel giuoco della tavolozza. Personale ed attenta è la ricerca della poesia nel paesaggio tradotto sulla tela attraverso macchie delimitate da fantasiose venature e indagini di forze comunicative delle visioni naturali, “stese” nelle rappresentazioni tra contrasti delicati di luci e di tonalità sfumate in un chiaro azzurro-grigio-verdastro.

(Anna Maria De Vito Scheible)

 

La poesia… linguaggio dell’Amore

L’una per l’altro, entrambi per i fiori,

i due gioielli che non cangian l’oro

e insieme in quattro formeranno un tesoro.

Io ammiro e immergo nei miei occhi i suoi

Così profondi ed eloquenti insieme

Sempre invitanti, onirici, celesti

Fluenti di dolcezza, puri e onesti.

Le sue tele dipinte sono “Lei”

sublime essenza limpida nel tempo

non giunga mai nel sogno, mai la sera…

Per la bellezza… è sempre primavera!

Io dipingo nell’anima l’immagine,

il “flash” di quell’attimo celeste

di cui non scorderò la limpidezza

il sussulto del cuor…. La Giovinezza!

(Antonio De Marco)

 

…. Molto ammirati i dipinti dell’artista Zyna.

 Giovane dotata di grande spazialità,

dove l’elemento compositivo crea immagini

che colpiscono l’attenzione dell’osservatore,

come alcune rappresentazioni marine intervallate da grandi scogliere.

(Caterina Zonno)